HomePRESSpressLa Nuvola del Lavoro La Nuvola del Lavoro di Corriere – I lavoratori del suono e un social che punta alla gig economy dell’ascolto

La Nuvola del Lavoro La Nuvola del Lavoro di Corriere – I lavoratori del suono e un social che punta alla gig economy dell’ascolto

La Nuvola del Lavoro La Nuvola del Lavoro di Corriere – I lavoratori del suono e un social che punta alla gig economy dell’ascolto

Nonostante lo streaming musicale pervada le vite di milioni di utenti, quando si tratta di innovazione nel mondo del suono e dell’ascolto le cose cambiano. Per questo raccontare la storia di Sounds of Things aiuta a capire a che punto è l’imprenditoria dell’audio, dell’ascolto e del suono in Italia.

Parliamo di una start-up creatrice di un social – scaricabile via app store  – che ha come core business la condivisione non di immagini ma appunto di suoni, rumori, pezzi di brani, e qualunque altro elemento richieda solo l’udito per essere apprezzato e condiviso. A fondare l’azienda è Germano Marano:

«Ho 44 anni e ho vissuto 16 anni a Milano dove ho lavorato come ingegnere elettronico, ma dopo anni di esperienza nel settore del mobile payment e del web analytics, nel 2016 ho creato Sounds Of Thing. L’idea è semplice: attorno noi ci sono oggetti che riconosciamo attraverso la vista e che invece sono riconoscibili anche attraverso il suono».

Dopo quasi tre anni di studi e test il 12 novembre la start-up ha debuttato a Milano con un contest che ha lo scopo di sdoganare ancora di più la cosiddetta comunicazione sonora.  Per i non patiti del settore, basti pensare che la figura dell’ingegnere acustico, del fonico e del sound designer sono solo alcuni dei possibili sbocchi lavorativi che questo senso, a volte troppo sacrificato al dominio dell’immagine, può offrire. Ed è proprio sul sovra-utilizzo dell’immagine che Marano spera di costruire un nuovo filone di business. «Il suono è sempre stato dato per scontato in questi anni, e nel frattempo siamo arrivati al culmine e all’esasperazione dell’utilizzo dell’immagine – spiega a La Nuvola – ma il mondo sta andando in un’altra direzione e credo che la sensibilità umana si stia spostando dall’occhio all’orecchio. Credo davvero che il suono avrà sempre di più una funzione fondamentale».

Del resto non serve andare molto lontano per capire che il trend è cambiato. Come spiega il fondatore di Sounds of Things « già i vari Alexa e Google Now e Siri fanno che noi non guardiamo più il telefono: ci parleremo e basta. Tutta la pubblicità visiva andrà a morire. Per non parlare anche di un paradosso: il telefono nasce per l’audio, solo di recente abbiamo introdotto l’immagine e creato gli smartphone. E stiamo ritornando al suono. Dicevo prima della pubblicità proprio perché so che ci sarà una trasformazione anche delle adv, con ambienti sonori più coinvolgenti, e attenzione e innovazione nel panorama audio».

Per ora la società conta 13 persone, di cui 5 donne e 8 uomini. L’obiettivo però è far crescere velocemente il business del suono dando spazio anche a nuove figure e nuovi ruoli professionali. «Non parliamo solo di esperti di sound design, ma anche di sviluppo, e di intelligenza artificiale, analisi dei dati, di creativi del suono…insomma, ci sono talmente tanti ambiti! E ancora una volta dobbiamo ragionare come se ci fossero molte possibilità ancora inesplorate – conclude Marano – Ad esempio, esiste molta AI applicata all’immagine ma non al suono. Immaginiamo di poter analizzare un suono e di poter dire “qui ci sono 20 persone che parlano, due cani e siamo in un mercato”. Immagino e sogno di avere dei grandi team in tutto il mondo, gruppi di ingegneri del suono da coinvolgere. Il lancio italiano è stato fatto per poter dire chi siamo e poter posizionarci. Siamo un social italiano e di questo siamo molti orgogliosi. Con il lancio internazionale vorremmo arrivare a 1 milione di utenti».

L’idea potrebbe poi inserirsi nei meccanismi di concorrenza con piattaforme più famose, ma puntando su un target che oggi quelle stesse piattaforme  non intercettano: i compositori di suoni, non solo musiche, e panorami sonori. Questo creerebbe, se Marano riuscisse nell’intento, una sorta di gig economy del suono. «Puntiamo a creare una cultura nuova, sicuramente lavoro e un modo nuovo di lavorare. In futuro voglio remunerare i composer di suoni. Per ogni euro che guadagno, ad esempio, il 10% tornerà in tasca ai compositori e in futuro anche gli utenti. Sarebbe meraviglioso guadagnare creando. Per ora il modello di business punta sulla pubblicità con i nostri sound village fisici». Uno di questi allestimenti ha previsto il racconto dei suoni dell’energia con Eni Gas e Luce come partner commerciale. Chissà quindi che la musica non cambi davvero.

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